
Storia, disegni e post-elaborazione:
Mirai (earthstorm)
Anno: 2004-2006
Edizione: 2017-2018
Note:
Questo fumetto è realizzato secondo lo stile giapponese, con il quale ho imparato a disegnare, con dei tratti in fase di continua evoluzione.
La lettura si esegue quindi in modo speculare rispetto a quella occidentale, partendo da destra verso sinistra.
Tutti i personaggi e l’ambientazione sono frutto della mia mente malata e fanno parte di un progetto più ampio, chiamato “Rewild”, che comprende altre storie riguardanti passato, presente e futuro, raccontate in forme diverse e ancora in via di sviluppo. La divulgazione è permessa solo citando la fonte e con il consenso dell’autrice. Maggiori informazioni possono essere richieste al seguente recapito: info@earthstorm.works
tutti i diritti riservati ® 2004, earthstorm
Capitoli

Prologo

Capitolo I: Nebbia (Sumu)

Capitolo II: Ricerca (Etsintä)
Trama
La ragazza, incaricata di svolgere una missione, si ritrova sperduta per le vie della “Città”, attorniata da spettri e indebolita da un malore e uno stordimento che non le permettono di ricordare perché si trovi lì. Sfinita, si addormenta e viene trovata da alcuni bambini.
Durante la permanenza in questo quartiere ricorderà gli avvenimenti del settore della scienza, prima che un imprevisto la portasse a perdersi nella nebbia che avvolge le case e le strade assopendo le menti di chi le abita. Si rimette, quindi, in cammino per trovare la cosiddetta Luce ma non da sola: un ragazzo sembra sospettare qualcosa ed è deciso a condurla in un particolare quartiere dell’infinita Città. L’incontro tra i due sarà un caso?
The Last Prisoner in the Grey Fog (Vankila) è la storia che “aprì al pubblico” il mondo del mio futuro (Mirai = “futuro” in giapponese), ovvero un’ambientazione nata dal progetto Rewild. Molte storie ad esso legate, come Ray of Sun o Nictus, sono state inventate prima, ma il mondo che ora le contiene è nato man mano che scrivevo questa, una notte di qualche anno fa. Già in precedenza avevo pensato di ambientare tutti i miei racconti in un unico mondo immaginario (ma non troppo distante dalla realtà) però solo durante la stesura di Vankila ho avuto finalmente modo di delinearlo come si deve.
L’idea della trama, in particolare l’atmosfera dell’ambientazione e alcune scene della protagonista che osserva le persone come se non facesse parte del loro mondo, mi è balenata nella mente una notte in un locale di musica alternativa della città in cui vivevo. Ad un certo punto, mi sono messa a guardare da un piano leggermente rialzato la gente che ballava nel buio quasi totale. A volte, in quel posto, mi capitava di provare una certa ansia senza una particolare motivazione e, in quel momento, si è associata alle impressioni che stavo avendo mentre osservavo la folla persa nella nebbia emessa dal DJ, che creava quel senso di distacco e allo stesso tempo di inglobamento nell’immagine venuta a crearsi. Così è nata la storia…
Buona lettura!



